È passata una settimana dalla conclusione del Campionato del Mondo Micro Class 2017,un evento estenuante e faticoso nella sua indolenza, concluso con pochi acuti e moltissime ore passate in acqua o sotto un tendone ad aspettare il vento.
Una settimana che è servita per riflettere e per guardarsi intorno. E vedere i Campionati del Mondo 49er portati a termine in Portogallo senza poter disputare la Medal Race per mancanza di vento; la Finn Silver Cup in Ungheria, sul lago Balaton, soffrire all’incirca degli stessi problemi e concludersi con risultati aleatori. E noi ci consoliamo un pochino vedendo questi nostri fratellini bloccati nella piatta a soffrire le nostre stesse pene? Neanche un po’! Ci domandiamo invece quali siano i criteri politici e logici che portano all’assegnazione di eventi sportivi, in grado di mobilitare centinaia di persone per migliaia di chilometri; e iniziamo a darci qualche risposta.
Annecy, città meravigliosa, acque cristalline e circolo entusiasta. Cosa serve di più per organizzare un evento di successo? Il vento.
Correva l’anno 2016 quando i Campionati del Mondo Micro Class si correvano a Pskov, in Russia. Il posto era disagevole, nel mezzo della steppa, in una colonia appartenuta alla banca nazionale russa. Il supermercato più vicino era a 40 chilometri, oltre sei ore di dogana erano richieste per entrare via terra, quasi tre giorni di viaggio per gli equipaggi dell’Europa centrale e una trafila di visti da far impallidire il più motivato degli atleti. Alla fine, il bilancio è stato quello di un evento di successo, con gli equipaggi a cui luccicavano gli occhi al rientro dell’ultimo giorno di regate per i record di velocità appena segnati e le medie a due cifre. Neanche mezza voce si sollevava al temine, dopo una settimana in acqua a combattere sportivamente per tutte le prove previste.
Questa situazione dà chiaramente il polso di cosa conti per i velisti, gli sportivi capaci di affrontare migliaia di chilometri per confrontarsi con i migliori. E dà agli organizzatori la direzione per il prossimo futuro. Annecy è un circolo politicamente rilevante per la Classe, con quasi venti Micro nell’elenco dei 77 iscritti di quest’anno, sicuramente entusiasta, volenteroso e ben strutturato. Ma questa è politica. La realtà dello sport dice che in agosto, il periodo migliore per organizzare un Mondiale, è un luogo inadatto per gli sport velici e non adeguato per ospitare un Mondiale. Peccato, perché la simpatia dei padroni di casa meritava una pubblicità migliore.
Veniamo ai risultati. La classifica finale, dopo una sola giornata di regate a bastone con tre prove ed una regata costiera (la Lunga, quest’anno in realtà piuttosto breve) è pur sempre veritiera: i migliori, come sempre, erano davanti. Alcune considerazioni:
- A livello macroscopico i risultati hanno rispecchiato i valori in campo, con il blocco dei migliori in testa. Tuttavia resta la sensazione di qualcosa in sospeso, con le sfide migliori rimaste nell’aria e ancora da disputarsi. È questo il caso del titolo Mondiale assoluto, con due barche in testa a pari punti e troppe poche prove per risolvere la competizione. Anche la divisione Cruiser, mai così agguerrita, ha lasciato intendere che alcune battaglie fossero ancora da giocare, con la nostra BELIMO ITA-80 a un solo punto dal secondo posto.
- L’unica netta affermazione si è verificata proprio nei Cruiser, con il solito dominio dei Flyer e Platypus autorevolmente primo nelle condizioni di vento leggero che hanno predominato.
- La divisione Racer, per la seconda volta negli ultimi tre anni (era successo anche a Brest 2015) si rivela al di sotto delle aspettative e degli investimenti, talora consistenti, degli armatori. Il primo Racer si piazza ben al di fuori del podio dei Cruiser (tre di questi sono davanti al Campione del Mondo Racer, pur disponendo di mezzi inferiori). La competizione vera si conferma quindi in divisione Proto e Cruiser, con i Racer spettatori a margine. Le voci di eliminazione di questa divisione, sempre pronte ad infiammarsi, avranno di che alimentarsi.
- I Flyer Proto 2, quando ben condotti, si dimostrano scafi quasi imbattibili. L’anno prossimo in Polonia sarà interessante vedere la flotta di queste barche espansa, al confronto anche con i Flyer Proto 1 finalmente in acqua. Sembra infatti che tutti gli armatori polacchi stiano confluendo sui Proto (vendendo perciò un sacco di scafi interessantissimi e veloci delle altre divisioni. Chi ha orecchie per intendere…) per giocarsi il Mondiale di casa. Anche quest’anno la Polonia ha dominato le classifiche e merita il titolo di attuale patria dell’innovazione della Classe. E già di parla di un L’Arte versione 5!
- La Francia non si arrende. Oltre alla vittoria in divisione Cruiser, è impressionante osservare i risultati dei primi tre Lucas, prototipi nati negli anni Ottanta e che piazzano tre barche nei primi sette posti. Kumpelka, ottimamente mantenuto e condotto, finisce terzo assoluto e si prende il lusso di vincere la regata costiera. Immenso, inimmaginabile alla vigilia. Peccato che questo progetto geniale non si sia evoluto fino ai giorni nostri: i risultati di questi Micro-vecchietti oggi fanno davvero spavento a tutti.
- La divisione Origine, peculiarità francese riservata alle barche storiche, si rivela un fiasco. Assenti tutti i Corsaire, i veri protagonisti di questa divisione con numeri impressionanti, si è verificato il paradosso che il podio fosse completato dal penultimo classificato in generale. Davvero, non era necessario.
- Il rientro di Argentina e Kazakistan ha portato a tre i Continenti rappresentati. Monta il rimpianto per la rinuncia dell’ultimo minuto del Senegal, rappresentante del quarto Continente che avrebbe realizzato un sogno planetario per la Classe.
- Il 2017 per i Micronauti italiani verrà ricordato a lungo: il titolo italiano non assegnato, con le regate non disputate per presunto eccesso di vento (ed un Comitato tutt’altro che incolpevole), seguito da un Mondiale stiracchiato e sofferto segnato dalla mancanza d’aria. Ad maiora!